Tag: Cibo e Cultura

La filosofia della cucina Miyama

27/06/2023

Nella filosofia di vita giapponese la ricerca della perfezione estetica è un valore importante. Bellezza, rigore formale e sensibilità estetica sono radicate nella tradizione e in molte pratiche del quotidiano, dalla calligrafia alla pittura, dall’ikebana (disposizione dei fiori) allo tsutsumi (impacchettamento dei doni) e caratterizzano anche la cucina, scaturendo tutte dal medesimo orizzonte spirituale, lo Zen.

Per la sensibilità giapponese il piacere procurato dal cibo è formato da molte componenti: visiva, gustativa e tattile. La cucina giapponese è pertanto un’esperienza multisensoriale che coinvolge il gusto e ancor prima la sensibilità estetica, sollecitata dalla bellezza della presentazione dei cibi, dall’armonia dei colori nel piatto, dall’equilibrio degli accostamenti.

La bellezza del piatto è una componente della sua bontà che è costituita da cura dei particolari, scelta di stoviglie e utensili, porzionatura dei cibi e loro disposizione sui piatti e sulla tavola in una ponderata distribuzione fra pieni e vuoti. Questo intreccio fra pieno e vuoto manifesta anche una deliberata incompiutezza, una forma di volontario ritegno, di ineffabile sobrietà, qualcosa di taciuto.

L’irregolarità è un piacere, capace di suscitare sensazioni di ritmo e movimento. La bellezza della presentazione non deve sgretolarsi nello svolgersi del pasto. La preparazione del cibo è simile a un rito antico nel quale ogni gesto, compiuto all’infinito e perfezionato, è espressione di un gusto e di una cultura millenaria.

Mangiare giapponese è un’esperienza culturale che permette di “assaporare” la concezione religiosa e filosofica buddista dalla quale questa cucina trae i principi fondamentali. Ne sono esempi il profondo legame con la natura, la ricerca di armonia con quanto ci circonda e il rispetto del rito delle stagioni nell’impiego degli ingredienti.

Nella cucina giapponese la coerenza fra tecniche culinarie e dispositivo scenografico ha proprio origine nel modo di intendere la natura, di rispettarla e accudirla. La venerazione della freschezza e della stagionalità dei prodotti e la scelta dell’ingrediente crudo o poco cotto per conservarne le caratteristiche naturali nella forma e nel gusto e le proprietà salutari, esprimono il significato simbolico di un accostamento privilegiato alla natura.

Nella cucina giapponese i sapori devono armonizzarsi mantenendo ognuno la propria essenza, senza confondersi. Ecco perché la cucina rifugge la trasformazione dei cibi, l’artificio, le decorazioni bizzarre, rifiutate come mistificazioni che corrompono il sapore naturale degli alimenti.

Tutto questo ed altro ancora, puoi trovarlo da noi di Miyama! La nostra filosofia ha come unico obiettivo quello di vedere pienamente soddisfatti i nostri clienti!

La nostra mission? Accompagnare i nostri ospiti in un fantastico viaggio attraverso la tradizione gastronomica di uno splendido Paese: la cucina giapponese, come i suoi estimatori sanno bene, non è semplicemente una questione di sapori, ma è una vera e propria filosofia, che coinvolge tutti i cinque sensi, con l’intento di trasmettere un’autentica emozione.

Il riso: quale scegliere e perchè per il sushi perfetto

27/06/2023

Il riso si sa è un cereale praticamente amato in tutto il mondo: leggero, gustoso, si presta per qualsiasi preparazione, tra cui il tanto amato sushi.

Ed è proprio nella cultura giapponese, che il riso fa parte della vita quotidiana del popolo nipponico e ne costituisce la sua identità. Il riso è l’ingrediente fondamentale della cucina giapponese e per questo motivo è indispensabile scegliere la giusta varietà per preparare piatti buonissimi come ad esempio il riso per sushi.

Riso giapponese: qualità

Solitamente le varietà di riso possono essere classificate in tre gruppi: quelli a grana lunga, a grana media e a grana corta sulla base del loro rapporto lunghezza e larghezza, dopo la cottura. La maggior parte del riso giapponese appartiene alla varietà a grana corta, che si caratterizza per i suoi chicchi piccoli, paffuti, rotondi e cristallini. I chicchi a grana corta hanno un contenuto di amido più elevato rispetto alle altre varietà, per questo, dopo la cottura, si uniscono tra loro, ma senza diventare molli: se il riso si ammorbidisce, significa che non è stato cotto correttamente. La caratteristica “appiccicosità” del riso giapponese è ciò che lo rende semplice da raccogliere e consumare con le bacchette.

Riso per sushi: come si chiama

Il riso utilizzato nella cucina giapponese per preparare il sushi e le pietanze che le persone mangiano ogni giorno, è chiamato uruchimai ovvero un riso con chicchi a grana corta. Quest’ultimo è usato anche per fare il saké e l’aceto di riso. Un’altra tipologia di riso, invece, si chiama mochigome ed è nota anche come riso dolce giapponese o riso glutinoso. Questa varietà si usa per preparare i dolci di riso, mochi, o i dolci tradizionali, wagashi. Dopo la cottura, il riso mochigome è molto più appiccicoso e morbido del riso uruchimai. Il riso per sushi non si coltiva solo in Giappone, ma anche in altre parti del mondo, come in Italia o in California, dove si producono qualità di riso, con peculiarità molto simile all’originario coltivato in Giappone. Molto più economico del riso importato, il riso coltivato localmente viene utilizzato maggiormente nei ristoranti giapponesi fuori dal Giappone.

Riso per il sushi: le tipologie

Prima di addentrarci nel cuore del nostro argomento, è bene fare una premessa: in commercio esistono quattro tipologie di riso:

  • Il riso comune;
  • Il semifino;
  • Il fino;
  • Il superfino.

Fatta questa suddivisione, possiamo affermare con certezza che il miglior riso per il sushi o sashimi è quello di uso comune in quanto composto da chicchi piccoli, tondeggianti e poco fini, senza dire che la sua cottura, poi, richiede 12 minuti.

Quale riso usare per il sushi: la differenza la fa l’amido

Sebbene per i poco esperti il riso appaia uno uguale all’altro, tra le varie tipologie è l’amido che ne fa la concreta differenza. Alcune, infatti, ne rilasciano molto durante la cottura mentre altre decisamente meno. Per il sushi è importante usare riso che elimina molto amido, poiché diventa, così, perfetto da maneggiare per creare polpette o per avvolgerlo nella stuoia di bambù. Ovviamente, recandovi al supermercato, non troverete mai una confezione con su scritto “Riso Comune”. Ecco che, per riconoscerlo, è importante sapere quali sono le varietà principali di questa tipologia:

  • Ticinese;
  • Selenio;
  • Rubino,
  • Originario;
  • Balilla

Quale riso non si adatta al sushi

Per quanto concerne, invece, il riso non propriamente adatto al sushi ecco le tipologie da non usare:

  • Il Carnaroli;
  • Ariete;
  • L’Alborio;
  • Il Riva.

Ovviamente non si tratta di varietà di riso inutilizzabili per questa preparazione. Molto probabilmente, infatti, il sushi verrebbe ugualmente gustoso. Però non si tratterebbe di vero sushi, o comunque di una preparazione tipicamente giapponese.

Tutti i nostri piatti sono freschi e preparati in giornata, per farvi gustare solo il meglio della cucina orientale. Contattaci e prenota un tavolo. Ti aspettiamo!

Qualità delle materie prime: pesce freschissimo sul nostro banco da lavoro

29/05/2023

Il ristorante Miyama è aperto da oltre dieci anni e rappresenta oggi un vero e proprio punto di riferimento milanese per gli appassionati della cucina giapponese e del sushi di altissima qualità. Grazie alla nostra esperienza, abbiamo raggiunto la massima soddisfazione della nostra clientela che piano piano si è avvicinata a noi già da quando la tendenza della cucina giapponese non era ancora molto diffusa,

La nostra mission? Accompagnare i nostri ospiti in un fantastico viaggio attraverso la tradizione gastronomica di uno splendido Paese: la cucina giapponese, come i suoi estimatori sanno bene, non è semplicemente una questione di sapori, ma è una vera e propria filosofia, che coinvolge tutti i cinque sensi, con l’intento di trasmettere un’autentica emozione.

Noi di Miyama siamo pronti ad offrirti le migliori cene, pranzi o anche una ricca degustazione del migliore sushi, a Milano. Da noi potrai trovare il sushi della migliore qualità, che viene preparato con arte maestria dal nostro chef, che si serve di un’ampia selezione di ingredienti e con il massimo della sicurezza alimentare. Da Miyama infatti, tutte le nostre specialità sono preparate con cura e rispetto delle materie prime.

Vuoi sapere qual è il nostro segreto? Alla base della nostra cucina, sicurezza e qualità occupano il primo posto nella scala delle priorità! Noi di Miyama siamo costantemente attenti alla salute dei nostri consumatori, e prepariamo ogni giorno i nostri piatti con la cura e l’attenzione necessarie per garantirvi un pasto fresco, sicuro e di qualità.

Tutti i piatti sono preparati quotidianamente e artigianalmente nel nostro ristorante dalle mani dei nostri abili chef professionisti secondo le tradizionali ricette della cucina orientale, adattate ai gusti e alle tendenze della cultura occidentale. I nostri Sushimen hanno imparato nelle migliori scuole giapponesi. Inoltre hanno studiato al fianco di maestri del sushi, consulenti specializzati in questa formazione.

Cai è il sushiman del Miyama. Dall’apertura è a capo della brigata dedicata al sushi. Zhao è l’aiutante di Cai: ogni giorno impara dal grande maestro la manualità e la tecnica antica della preparazione del sushi. Nei loro occhi si legge concentrazione e passione, indispensabili, insieme alla precisione, per creare i grandi piatti del Miyama. Con la loro maestria, ammaliano i commensali con gesti sapienti, sicuri, decisi.

Inoltre da Miyama, tutti i gusti vengono assecondati. È per questo che, previa avvertenza, veniamo sempre incontro a particolari esigenze ed eventuali intolleranze alimentari, come richieste di piatti gluten free, piatti vegani e vegetariani e menu adattati.

Tutti i nostri piatti sono freschi e preparati in giornata, per farvi gustare solo il meglio della cucina orientale. Contattaci e prenota un tavolo. Ti aspettiamo!

Sushi

Come mangiare il sushi: consigli e curiosità

10/02/2023

Anche voi vi state chiedendo come si mangia il sushi? Ecco perché in questo articolo vi spiegheremo come mangiare il sushi correttamente per evitare di fare brutta figura al ristorante giapponese con amici a parenti. Per essere un buon commensale è bene anche tenere a mente i termini più importanti del sushi dizionario.

Ecco il galateo del sushi da tenere a mente durante un pranzo o una cena giapponese. Di seguito troverai alcuni consigli fondamentali da seguire alla lettera per sfatare alcuni miti come: mangiare il sushi con le mani è corretto? Ecco gli errori da non commettere assolutamente a tavola.

Mangiare il sushi con le mani non è reato

Si è portati a credere che l’unico modo corretto di mangiare il sushi sia quello di utilizzare le bacchette, ma non c’è niente di più sbagliato. Mangiare il sushi con le mani non è proibito dal galateo del sushi!

L’unica eccezione si ha nel caso in cui dobbiate mangiare il sashimi: lì la tradizione giapponese impone l’uso delle bacchette. A proposito, conoscete qual è la differenza tra sushi e sashimi?

Non dividere il sushi a metà

È considerata una grande mancanza di rispetto verso lo chef, che impiega le sue forze e la sua attenzione al fine di rendere il vostro sushi perfetto. Ci vuole molto tempo per modellare perfettamente il riso.

Non mischiare il Gari con il sushi

Il gari è un sottaceto che accompagna solitamente il sushi e il sashimi: si tratta di zenzero marinato in una soluzione di aceto, acqua e zucchero. Ha un sapore molto deciso ed è per questo usato tra una portata e l’altra al fine di ripulire la bocca dai sapori precedenti. Proprio per questo non è consigliabile mischiarlo con il sushi: perderete il suo vero sapore.

Non affogare il vostro sushi nella salsa di soia

Se volete rendere più saporito il vostro sushi fate pure, ma non privatevi del suo sapore unico! Il segreto è intingere il sushi dalla parte del pesce e mai da quella del riso, per poco tempo, il giusto necessario per insaporirlo senza stravolgerlo.

Non esagerare con il wasabi

Se il vostro nigiri arriva già condito con un po’ di wasabi fidatevi del nostro chef!

Prepara attentamente il vostro sushi, dosa bene tutti i sapori ed è il più adatto a bilanciare gli elementi.

Seguire il giusto ordine

Questa, più che una regola, è un consiglio per enfatizzare il sapore del sushi. In Giappone è tradizione iniziare con il sashimi, che come ben sappiamo non è vero e proprio sushi in quanto quest’ultimo dovrebbe essere composto sia da pesce che da riso mentre il sashimi consiste nella semplice fettina di pesce, per poi passare ai nigiri.

Non passare il sushi da bacchetta a bacchetta e non infilzarlo

La tradizione giapponese è piena di riti e cerimonie. Una di queste è quella che avviene al momento della cremazione: tutti i parenti raccolgono contemporaneamente i resti per riporli nell’urna. Da qui nasce l’esigenza di non prendere mai lo stesso pezzo di sushi contemporaneamente e di non passare il sushi da bacchetta a bacchetta, in quanto questo gesto ricorda molto il rituale del passaggio delle ossa.

Un’altra tradizione significativa in Giappone, è quella dell’Obon: si tratta di una cerimonia giapponese per ricordare e onorare i morti.

Nei 3 giorni dell’Obon vengono addobbate le case e i cimiteri con delle lanterne, per permettere ai morti di ‘tornare a casa’ dove li accoglieranno i parenti che li onoreranno dandogli anche del cibo, indovinate come? Esatto, infilzandolo: proprio per questo non è educato e non è di buon auspicio infilzare il sushi.

Riempire i bicchieri degli altri, ma mai il vostro

In Giappone è considerato maleducato il gesto di versarsi da bere da soli, al contrario bisogna versarlo ai propri commensali, i quali riempiranno poi il nostro bicchiere una volta vuoto. Ovviamente non sarete bloccati in un loop infinito in cui non si finirà mai di versarsi da bere: quando per voi sarà abbastanza basterà non lasciare completamente vuoto il vostro bicchiere.

Omakase

Se vi fidate ciecamente del vostro sushi maker, non avrete neanche bisogno di sforzarvi per ordinare, vi basterà una semplice parola: Omakase!

In italiano sarebbe il fatidico ‘fai tu’, che manderebbe in crisi qualsiasi chef, ma in Giappone è anche sinonimo di fiducia, che consente a voi di scoprire nuovi sapori, a volte fatti anche su misura, e allo chef di sbizzarrirsi con sapori e abbinamenti nuovi ed originali.

Prenota un tavolo per gustare le nostre specialità. Ti aspettiamo!

Salsa di Soia

Come usare la salsa di soia

18/01/2023

La salsa di soia è prodotta e usata in molte cucine orientali, soprattutto in quella cinese, giapponese: pur avendo aspetto simile, le preparazioni locali sono specifiche e danno vita a condimenti di gusto, consistenza e fragranza differenti.

In Giappone la salsa di soia è fatta con grano, e quindi è generalmente più dolce di quella cinese, e ha un retrogusto alcolico che ricorda quello dello sherry. Tra le varietà più famose ricordiamo la Koikuchi, considerata la tipica salsa di soia giapponese, fatta con pari dose di soia e grano; la Usukuchi si prepara con l’amazake, un liquido dolce ottenuto dalla fermentazione del riso, ed è quindi più salata e con colore meno intenso rispetto alla koikuchi; la Tamari ha un maggior quantitativo di soia e quindi è più scura e aromatica (più vicina alla versione cinese); la Salsa Shiro ha un colore leggero e usa più grano che soia; la Saishikomi invece si produce con doppia fermentazione della koikuchi, e quindi è molto più scura e più fortemente

Come usare la salsa di soia in cucina

Andiamo adesso a scoprire le sue applicazioni pratiche in cucina, che sono principalmente di quattro tipologie. La salsa di soia può infatti essere utilizzata come:

  • Condimento singolo di varie pietanze (carni, pesce, pasta, sushi, sashimi, tofu e così via);
  • Dressing per insalate;
  • Preparazione di marinate, salse per insalata e altre salse (mantenendo un rapporto di 2:1 con altri condimenti);
  • Ingrediente di cottura, per preparare zuppe, minestre e ragù;
  • Base o componente per la preparazione di salse più particolari (come teriyaki o kabayaki), alle quali dona un gusto più piacevole.

Di solito, la salsa di soia viene servita all’interno di ciotole monoporzione di piccole dimensioni, soprattutto per servizi raffinati e per accompagnare finger food.

Gli utilizzi della salsa di soia come condimento

A un livello basico, la salsa di soia può essere utilizzata come alternativa all’aceto nel condimento di vari alimenti, sfruttando la similitudine di consistenza e colore. Essendo sapida, però, la salsa di soia in genere non richiede ulteriori aggiunte di sale, e quindi è sufficiente aggiungere alle nostre preparazioni – ad esempio verdure – semplicemente un velo di olio extravergine di oliva per avere un’esplosione di gusto.

Inoltre, la salsa di soia può caratterizzare in maniera decisa anche alcuni piatti tipici orientali, come il seitan o il cous cous, esaltandone gli aromi.

In genere, la proporzione consigliata è un cucchiaio di salsa di soia per ogni cucchiaio d’olio.

Come usare la salsa di soia in cottura

Questo ingrediente può essere usato anche per arricchire il gusto di primi o secondi piatti direttamente in cottura, così da infondere alle nostre ricette un marcato sapore esotico. Un classico esempio sono pezzi di pollo o tranci di tonno cotti nel wok e sfumati con salsa di soia su entrambi i lati, che darà una spinta

La salsa di soia, con un po’ di miele, può anche servire per glassare la carne: basta spennellare i tranci poco prima che abbia fine la cottura in forno per fare un arrosto di aspetto gustoso e maggiore croccantezza.

La salsa di soia usata nei dessert

L’utilizzo più sorprendente della salsa di soia è forse quello in abbinamento ai dessert, per creare un accostamento di sapori agrodolci che può conquistare i palati più raffinati. Un esempio è la crema al cioccolato aromatizzata alla salsa di soia (mescolata con un po’ di zucchero e cotta sul fuoco), ma questo condimento può impreziosire anche un dolce semplice (tipo pan di spagna o torta di carote) o essere usato per fare un budino al latte di soia.

Prenota un tavolo per gustare le nostre specialità. Ti aspettiamo!

Le nostre specialità: zuppa di miso e oshitashi

18/12/2022

Voglia di zuppa di miso e oshitashi? Bene, allora conosciamoli un po’. Tra le prime proposte del nostro menù, la famosa zuppa di miso è consigliata da noi di Miyama come apertura del pasto.

Il miso è un condimento tradizionale della cucina orientale derivato dalla fermentazione dei fagioli di soia gialla in acqua e sale marino, alle quali si possono aggiungere alcuni cereali, cotti e inoculati con Aspergillus Oryzae, un particolare tipo di fungo coadiuvante la fermentazione.All’interno della nostra zuppa si trovano quindi miso di sola soia (Hacho miso), di soia e riso (Kome miso) o di soia ed orzo (Mugi miso), tutti dotati di un gusto saporito dovuto all’idrolisi dei vari componenti durante la fermentazione: alcuni enzimi che si sviluppano in questa fase di maturazione danno luogo a peptidi e amminoacidi, responsabili del tipico sapore del miso, mentre la scomposizione del glucosio e del maltosio ne dona la tipica fragranza e l’idrolisi dei grassi il suo particolare aroma. L’aspetto scuro e pastoso e l’aroma possono variare in base alla stagionatura.

Proprietà e benefici

Uno dei motivi per cui questo condimento è così popolare nell’area orientale è dovuto al suo alto contenuto di proteine, tutte di origine vegetale, che lo rendono adatto praticamente a tutti poiché è azzerato l’apporto di colesterolo e grassi animali.Il miso è inoltre un prezioso per la salute in generale:

  • È ricco di lattobacilli com fermenti vivi, simili a quelli presenti nello yogurt, che contribuiscono all’equilibrio della flora intestinale, stimolando la digestione e potenziandone le capacità di difesa;
  • È un prezioso alleato contro il colesterolo cosiddetto “cattivo” perchè l’apporto di lecitina e acido linoleico è in grado di dissolverlo. Questi componenti sono anche in grado di ripulire i vasi sanguigni, conferendogli dunque anche qualità utili nel combattere arteriosclerosi e ipertensione;
  • Il concentrato di sali minerali migliora l’aspetto di pelle e capelli, oltre che equilibrare il metabolismo;
  • L’alta presenza di vitamine del gruppo B, infine, ha un’azione protettiva della cute e del tessuto nervoso, nonché un’azione preventiva delle malattie infettive dovute ad acidificazione del sangue.

Se invece siete alla ricerca di un piatto giapponese classico, semplice e delizioso, allora vi consigliamo l’oshitashi ovvero l’insalata giapponese di spinaci con sesamo tostato.

L’oshitashi è un contorno di spinaci a basso contenuto di grassi e calorie che è un classico. Delicatamente condito con soia e un po’ di olio di sesamo, l’oshitashi (o ohitashi) va sempre servito con una ciotola di riso al vapore, sottaceti giapponesi e qualche tipo di pesce o carne. I sapori di questo piatto sono sottili, delicati e puliti.

Prenota un tavolo per gustare le nostre specialità. Ti aspettiamo!

Funghi Shiitake: proprietà e modi d’uso

12/09/2022

Quando parliamo di Shiitake, come lo Champignon, parliamo del fungo commestibile più consumato al mondo. Molto buono da mangiare, lo Shiitake è anche estremamente utile come fungo medicinale e nello specifico, nella Medicina Tradizionale Cinese, veniva e viene tutt’ora impiegato soprattutto per trattare le patologie di natura virale come l’herpes, l’influenza, il morbillo e la bronchite, nonché per trattare i disturbi del fegato.

Inoltre nell’antica corte reale giapponese veniva utilizzato anche come alimento afrodisiaco ed era considerato un elisir di lunga vita.

Il fungo

Si tratta di un fungo originario del Giappone, della Cina e della penisola Coreana. Il suo nome deriva dal giapponese “Shii” che significa quercia e da “Take” che significa fungo proprio ad indicare che si tratta di una tipologia di fungo che cresce spontaneamente sui tronchi di questi alberi.

Cresce anche su alberi morti, o morenti, di castagni, faggi ed ontani in zone ombreggiate come boschi o foreste e a ridosso di fiumi, ruscelli, o altre fonti d’acqua fresca.

Conosciuto in Cina con il nome di Xianggu che significa fungo profumato, o fragrante, probabilmente per via del suo aroma simile a quello del caramello è conosciuto anche con i nomi di “forest mushroom” che sta per fungo della foresta, e “black forest mushroom” ossia fungo della foresta nera.

Il suo nome scientifico è Lentinus Edodes che significa flessuoso e commestibile.

Proprietà e benefici

In Oriente, oltre ad essere considerato un ottimo alimento, lo Shiitake viene utilizzato anche per le sue molteplici proprietà medicinali. Oggi, grazie a numerosi studi scientifici, sappiamo con certezza che questo fungo può esserci d’aiuto nel curare e nel prevenire molti problemi di salute. Questo perché contiene molti principi attivi, tra i quali:

  • Sali minerali: calcio, ferro, potassio e zinco;
  • Tutti gli aminoacidi essenziali ed i più comuni non essenziali;
  • Provitamina D;
  • Vitamina B2 e B12;
  • Vitamina E;
  • Acidi grassi insaturi;
  • Eritadenina (responsabile delle proprietà ipocolesterolemizzanti);
  • β-Glucani (polisaccaridi ad azione immunostimolante).

Il fungo si dimostra utile per curare:

  • Colesterolo cattivo alto (ipercolesterolemia);
  • Influenza, tosse e raffreddore;
  • Epatite B;
  • Candida;
  • Carie dentaria;
  • Cancro e deficit immunitario;

L’utilizzo di Shiitake non presenta particolari controindicazioni tranne che per persone allergiche ai funghi, o intolleranti a una o più sostanze contenute nel fungo. Per quanto riguarda il suo utilizzo in cucina, al pari di altri funghi come i prataioli o i funghi porcini, i funghi Shiitake possono essere impiegati freschi oppure secchi, per la preparazione di gustosissime ricette.

Ad esempio per realizzare risotti, spaghetti, zuppe, crepes, abbinati alla carne o al pesce, oppure, se preferisci, per preparare delle gustose pietanze 100% vegan.

Sake

Sake – La famosa bevanda giapponese

20/08/2022

Sushi e sashimi ed è “matrimonio” perfetto! Ma per rendere ancora più piacevole la degustazione di questi piatti, possiamo abbinare la bevanda giapponese per eccellenza: il sake che negli ultimi anni ha suscitato forte interesse e si è fatta conoscere grazie a eventi dedicati a questa bevanda alcolica a base di riso e a momenti di approfondimento nel corso di importanti manifestazione gastronomiche.

Cos’è il sake e come si produce?

Il sake, non sakè, non è un liquore o un distillato, non è vino né birra, ma una bevanda ottenuta dalla fermentazione del riso. Esistono varietà di riso utilizzate esclusivamente per la produzione di questa bevanda alcolica. La fermentazione è indotta da un microrganismo (una muffa) chiamato koji‐kin e dall’aggiunta di lievito (kobo).

La gradazione alcolica del sake varia dal 13% al 16%. Si può bere caldo o freddo a seconda della stagione e del contesto. Alcuni tipi, poi, se riscaldati a bagnomaria sino a 40 °C o 50 °C sviluppano complessità, corpo e una piacevolissima bevuta specialmente se accompagnati a piatti succulenti o con climi freddi o invernali. In genere però la temperatura di servizio ideale è simile alla temperatura del cibo con cui viene servito il sake.

A seconda delle tipologie, si può bere in tazzine di terracotta o di ceramica oppure in bicchieri di vetro. Un altro recipiente tradizionale è il masu, una sorta di scatolina in legno di cedro.

Origini e storia del sake

Quella del sake in Giappone è una storia millenaria inevitabilmente legata all’origine della coltivazione del riso. I più antichi scritti su questa bevanda si trovano in alcuni documenti cinesi del terzo secolo, che rivelano come “i giapponesi sono molto appassionati di sake” e “sono soliti berlo in compagnia nelle occasioni di lutto”. I templi scintoisti e buddisti iniziarono a produrlo tra il XII e il XV secolo, periodo in cui si svilupparono le tecniche moderne di fermentazione.

Alcuni ristoranti, anche in Italia, stanno puntando su una proposta interessante per far scoprire al pubblico le caratteristiche di questa bevanda alcolica che accompagna perfettamente le specialità della cucina nipponica.

I principali tipi di sake

Esistono vari tipi di sake, articolati in categorie che differiscono fra loro per la percentuale di sbramatura del riso e l’eventuale aggiunta di alcol al termine della fermentazione. Levigando il riso si eliminano elementi indesiderati come grassi e proteine, garantendo una più spiccata aromaticità e una maggiore eleganza del prodotto finale.

tobiko

Tobiko: cos’è e utilizzo

20/07/2022

Voglia sfrenata di sushi? Si, sappiamo bene di cosa stai parlando! E proprio per questo che oggi vogliamo parlarti del Tobiko. Non sai bene cosa sia? Allora continua a leggere!

Tobiko (とびこ) è una parola giapponese che indica il pesce volante capriolo molto conosciuto per il suo utilizzo nella creazione di alcuni tipi di sushi. Le uova di questo pesce sono piccole con dimensioni che oscillano tra i 0.5 e i 0.8 mm. Per confronto, tobiko è più grande di masago (capelino uova), ma più piccolo di ikura (salmone capriolo). Di solito tobiko ha un colore rosso-arancio e si contraddistingue per il suo sapore leggermente affumicato o salato e per la consistenza croccante.

Tobiko a volte viene colorato per cambiarne l’aspetto: altri ingredienti naturali vengono utilizzati per realizzare il cambiamento come inchiostro di seppia per renderlo nero, yuzu per renderlo arancione pallido (quasi giallo) o addirittura wasabi per renderlo verde e piccante. Una porzione di tobiko può contenere più pezzi, ciascuno di colore diverso.

La principale funzione del tobiko è quella di colorare e insaporire i piatti della cucina giapponese. Alcuni di questi vengono regolarmente proposti nei ristornati giapponesi di tutto il mondo: Tobiko Maki ovvero un tipo di Uramaki Sushi Roll, Gunkan e California Rolls.

Dal punto di vista nutrizionale, il tobiko non deluderà in quanto contiene un buon 40% di calorie. Inoltre è ricco di vitamine C, E e B2 con quantità rispettivamente del 7%, 10% e 12%. Tuttavia, troverai 6 grammi di proteine, 2 grammi di grassi e meno di 1 grammo di carboidrati. Insieme a tutto questo, contiene il 6% di folato, l’11% di fosforo e il 16% di selenio.

Ora che sai di cosa si tratta vogliamo lasciarti una piccola ricetta! Ecco come preparare gli involtini di sushi Tobiko!

Ingredienti: riso sushi cotto, sesamo, uova di pesce volante tobiko (per condire)

Riempimento: fogli nori, strisce di cetriolo, gamberi cotti e tritati, avocado.

Utensili: tappetino di bambù.

Preparazione:

  • Metti metà del foglio di nori sul tappetino
  • Distribuire il riso sushi su di esso in modo uniforme come una tortilla
  • Ora spalmateci sopra tutte le vostre salse preferite
  • Arrotolare la stuoia di bambù in tondo con una leggera pressione (questo per farla avvolgere strettamente la tortilla di riso come un rotolo)
  • Rimuovere il tappetino
  • Aggiungi tobiko sopra i rotoli
  • Avvolgere il rotolo in una carta stagnola
  • Affettare il rotolo
  • Rimuovere l’involucro

Segui passo passo la ricetta e i tuoi involtini di sushi Tobiko sono pronti.

Tempura Maki

Uramaki di stagione: scopri le nostre novità

15/06/2022

Voglia di Uramaki? Bene, allora conosciamoli un po’. Gli Uramaki rappresentano uno dei cinque tradizionali involtini di sushi della cucina giapponese, i maki. Si presentano come un rotolino di riso all’esterno con all’interno un ripieno di alga, pesce e verdure.

Ecco le caratteristiche degli Uramaki e le differenze con gli altri maki.

Uramaki: come sono fatti

Letteralmente il significato del nome è “rotolo dentro e fuori”. Gli Uramaki sono infatti rotolini di riso con all’interno una foglia di alga nori arrotolata e il ripieno decorato con semi di sesamo nero o bianco tostati oppure uova di pesce volante, conosciuto nei ristoranti sushi con il nome di Tobiko.

L’Uramaki è perfetto per chi sta iniziando a conoscere la cucina giapponese e ad esempio non è del tutto abituato all’impatto consistente dell’alga nori all’esterno dei tradizionali maki. Nell’Uramaki, infatti, l’alga si trova all’interno del rotolo e amalgamandosi con gli altri ingredienti ha un sapore più delicato.

Differenza tra gli Uramaki e gli altri maki

Nei maki classici, come i tradizionali hosomaki o i più grandi futomaki, l’alga è sempre all’esterno a contenere il ripieno di riso e pesce, o verdure. La caratteristica tipica degli Uramaki è invece la presenza dell’alga all’esterno.

Rispetto agli hosomaki, gli Uramaki sono più grandi e ospitano un ripieno con più ingredienti; in genere due o tre. Le possibilità per preparare il ripieno sono ovviamente infinite, tuttavia gli ingredienti di base sono il pesce crudo e le verdure.

I pesci più adatti alla preparazione dell’Uramaki sono in prevalenza il salmone e il tonno, abbinati di solito a cetrioli, zucchine, mango o avocado. Naturalmente, la fantasia del nostro chef e i desideri espressi dai nostri clienti consentono di sperimentare molti altri accostamenti, costituiti da ingredienti inediti e armonie particolarmente creative.

Tra i tanti Uramaki che potrete trovare da noi vogliamo consigliarvene due in particolare: il maki con funghi shitake, ed il maki carciofo e tartare di ricciola! Se sei un appassionato di funghi, non puoi assolutamente sottrarti dal provare il maki con funghi shitake, originari del Giappone e coltivati anche in Cina. Dove puoi trovarlo? Semplice! Nel nostro ristorante giapponese a Milano, dove potrai trovare diverse specialità preparate con i funghi Shiitake, tutte da provare.

Infine ti consigliamo di provare il maki carciofo e tartare se sei un amante della freschezza e della leggerezza; una vera e propria delizia per il palato, semplice, rinfrescante, preparato con salsa di soia e salsa ponzu che dà origine a un sapore davvero particolare. Noi di Miyama ti proponiamo inoltre numerose varianti: possiamo utilizzare il salmone o il tonno, ma non solo. In aggiunta alle tartare di pesce, spesso, troviamo l’avocado, che ben si sposa con i sapori orientali.