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La filosofia della cucina Miyama

27/06/2023

Nella filosofia di vita giapponese la ricerca della perfezione estetica è un valore importante. Bellezza, rigore formale e sensibilità estetica sono radicate nella tradizione e in molte pratiche del quotidiano, dalla calligrafia alla pittura, dall’ikebana (disposizione dei fiori) allo tsutsumi (impacchettamento dei doni) e caratterizzano anche la cucina, scaturendo tutte dal medesimo orizzonte spirituale, lo Zen.

Per la sensibilità giapponese il piacere procurato dal cibo è formato da molte componenti: visiva, gustativa e tattile. La cucina giapponese è pertanto un’esperienza multisensoriale che coinvolge il gusto e ancor prima la sensibilità estetica, sollecitata dalla bellezza della presentazione dei cibi, dall’armonia dei colori nel piatto, dall’equilibrio degli accostamenti.

La bellezza del piatto è una componente della sua bontà che è costituita da cura dei particolari, scelta di stoviglie e utensili, porzionatura dei cibi e loro disposizione sui piatti e sulla tavola in una ponderata distribuzione fra pieni e vuoti. Questo intreccio fra pieno e vuoto manifesta anche una deliberata incompiutezza, una forma di volontario ritegno, di ineffabile sobrietà, qualcosa di taciuto.

L’irregolarità è un piacere, capace di suscitare sensazioni di ritmo e movimento. La bellezza della presentazione non deve sgretolarsi nello svolgersi del pasto. La preparazione del cibo è simile a un rito antico nel quale ogni gesto, compiuto all’infinito e perfezionato, è espressione di un gusto e di una cultura millenaria.

Mangiare giapponese è un’esperienza culturale che permette di “assaporare” la concezione religiosa e filosofica buddista dalla quale questa cucina trae i principi fondamentali. Ne sono esempi il profondo legame con la natura, la ricerca di armonia con quanto ci circonda e il rispetto del rito delle stagioni nell’impiego degli ingredienti.

Nella cucina giapponese la coerenza fra tecniche culinarie e dispositivo scenografico ha proprio origine nel modo di intendere la natura, di rispettarla e accudirla. La venerazione della freschezza e della stagionalità dei prodotti e la scelta dell’ingrediente crudo o poco cotto per conservarne le caratteristiche naturali nella forma e nel gusto e le proprietà salutari, esprimono il significato simbolico di un accostamento privilegiato alla natura.

Nella cucina giapponese i sapori devono armonizzarsi mantenendo ognuno la propria essenza, senza confondersi. Ecco perché la cucina rifugge la trasformazione dei cibi, l’artificio, le decorazioni bizzarre, rifiutate come mistificazioni che corrompono il sapore naturale degli alimenti.

Tutto questo ed altro ancora, puoi trovarlo da noi di Miyama! La nostra filosofia ha come unico obiettivo quello di vedere pienamente soddisfatti i nostri clienti!

La nostra mission? Accompagnare i nostri ospiti in un fantastico viaggio attraverso la tradizione gastronomica di uno splendido Paese: la cucina giapponese, come i suoi estimatori sanno bene, non è semplicemente una questione di sapori, ma è una vera e propria filosofia, che coinvolge tutti i cinque sensi, con l’intento di trasmettere un’autentica emozione.

Sushi

All you can eat o Menù alla carta: come scegliere di mangiare il sushi?

12/11/2018

Negli ultimi anni, il sushi ha raggiunto una popolarità non indifferente.

Le differenze tra All You Can Eat e Menù alla Carta

Gli italiani hanno cominciato ad apprezzare la nostra cucina, tanto da farla rientrare almeno una volta alla settimana nel loro regime alimentare. Il sushi ha inoltre delle proprietà benefiche: sono in molti i nutrizionisti che lo consigliano persino in un regime di dieta.

Certo, parliamo solamente del classico sushi, composto solo da riso e pesce; alcune tipologie di uramaki potrebbero risultare molto pesanti e caloriche, per esempio quando gli ingredienti sono il gambero in tempura e la maionese.

Una domanda che spesso si pongono tutti è: si dovrebbe puntare sugli All you can eat, ovvero la classica formula a prezzo fisso che ti consente di ordinare tutto quello che c’è sul menù, o preferire il menù alla carta?

In Giappone, sono davvero molto rari gli All You Can Eat. Forse, ce n’è qualcuno, ma in genere vengono snobbati, perché i giapponesi amano mangiare bene il sushi: deve essere fresco e di qualità.

Quale delle due proposte conviene di più? Scopriamo i vantaggi!

La differenza tra il menù All You Can Eat e il menù alla carta può variare in base al ristorante. Ci sono alcuni locali che hanno deciso di puntare sulla freschezza dei prodotti e che non badano a spese: pur essendo All You Can Eat, hanno magari un sovrapprezzo, ma non hanno nulla da invidiare ad altri ristoranti.

Noi vi consigliamo di provare entrambe le formule: alla fine, i vantaggi ci sono. Il sushi non è prettamente economico: il pesce alla fine ha un costo ben preciso ed è in alcuni casi un alimento di pregio. Il salmone costa meno del tonno o del branzino.

Provare il menù All You Can Eat vi consentirà di comprendere anzitutto le differenze tra le varie tipologie di sushi, per capire qual è la migliore per voi. Uramaki, onigiri, nigiri, futomaki… l’All You Can Eat è il posto perfetto dove sbizzarrirsi!

Altri ristoranti giapponesi, invece, sono più “rodati” e offrono delle vere e proprie esperienze sensoriali, dove potrete degustare il sushi in modo più deciso. Una volta che sarete stati in entrambi i posti, potrete rendervi conto della differenza: la cosa più importante è che il pesce sia sempre fresco.

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Wasabi, cos'è?

Wasabi: cos’è e con quali tipologie di sushi si abbina meglio?

11/07/2018

Mangiare il sushi e il sashimi è diventato di uso comune. Ogni settimana, molti italiani si dirigono al ristorante giapponese per concedersi un lauto pasto a base di riso e pesce. Insieme al sushi e al sashimi, tuttavia, vengono serviti degli ingredienti particolari, come lo zenzero e il wasabi. Perché? Che cosa aggiungono al piatto?

Wasabi: qual è il suo sapore?

Il wasabi è tra gli elementi più famosi in Giapponese. Basta un pizzico di wasabi sulla lingua per avvertire un lieve pizzicore: in molti, la prima volta che lo hanno assaggiato, hanno “esagerato” con la dose e si sono ritrovati a bere moltissima acqua.

Il suo sapore non assomiglia al peperoncino, pur avendone effetti simili. Questo ingrediente serve principalmente come condimento finale del sushi e del sashimi. È una pasta di colore verde pisello: la dose servita è ridotta per un motivo. Nessuno riesce mai a finire tutto il wasabi servito, perché ha un sapore davvero particolare e in alcuni casi, estremo. In Giappone viene venduta una salsa al wasabi molto “cattiva”, che in pochi riescono ad assaggiare.

Contrariamente al peperoncino, che si spande per tutta la bocca, il wasabi colpisce solo il palato. Se lo assaggiate con la lingua, non sentirete subito il suo gusto. Ma cos’è? In molti se lo chiedono.

Che cos’è il Wasabi?

Il wasabi ha moltissime proprietà benefiche. Per esempio, lo possiamo considerare un ottimo digestivo. Inoltre, ha proprietà antibatteriche e aiuta a prevenire molte intossicazioni. Pare che inoltre assicuri un effetto anticoagulante: inibisce l’aggregazione delle piastrine. In questo senso, il wasabi avrebbe lo stesso effetto di un’aspirina.

La pianta dalla quale si ricava il wasabi è nella famiglia delle crocifere. Per chi non lo sapesse, queste piante hanno una particolare sostanza, gli isotiocianati, che aiutano nella lotta contro i tumori. Se questo fosse del tutto confermato dalla ricerca, il wasabi rientrerebbe tra gli alimenti in grado di prevenire l’insorgere del tumore gastrointestinale, allo stomaco, al seno e al colon.

Il pesce crudo ha un sapore molto forte: non ci riferiamo al salmone, che ha un sapore molto più delicato da crudo che da cotto. Tuttavia, il sashimi si presenta anche in forma di tonno, di merluzzo, di gambero rosso… e questi elementi hanno un sapore più decisivo.

I giapponesi hanno deciso di servire il wasabi insieme al pesce crudo proprio per mitigare il sapore.

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Futomaki Miyama

Futomaki, hosomaki e uramaki: ecco le differenze

15/05/2018

La cucina giapponese non si limita a servire solo il classico sushi, ma ha moltissime varianti di piatti freddi e caldi. Tuttavia, nella categoria sushi, possiamo trovare davvero un sacco di differenze, in base al nome del piatto. Quando andiamo in un ristorante giapponese, normalmente i nomi vengono accompagnati da una foto, per comprendere la peculiarità del piatto.

Sushi: qual è la differenza tra futomaki, hosomaki e uramaki?

In questo articolo, vorremmo darvi una mano a scoprire le differenze sostanziali tra futomaki, hosomaki e uramaki. Le tre tipologie che abbiamo elencato presentano caratteristiche simili; gli ingredienti utilizzati sono quasi gli stessi, ma varia la loro forma.

  • Futomaki: questo tipo di sushi è stato pensato per essere il classico cibo da passeggio. Infatti, rispetto agli altri due, è molto più grande e una porzione da sei tende a riempire chi lo ordina. Arrotolato fino ad avere la parvenza di una polpetta cilindrica, l’alga nori all’esterno lo rende più croccante. Il ripieno non è sempre lo stesso e molti ristoranti lo servono impanato e fritto;
  • Hosomaki: questo tipo di sushi ricorda un futomaki in una versione ridotta. All’interno potrete trovare al massimo due ingredienti, se non il classico pesce crudo, come tonno, salmone, o nella proposta vegetariana solo l’avocado. Anche l’hosomaki ha l’alga nori all’esterno. Solitamente, viene servito anche impanato e fritto, con la philadelphia come topping, o la tartare di salmone nella tipologia più ricercata;
  • Uramaki: questo speciale sushi è arrotolato su se stesso, con l’alga nori posta all’interno. All’esterno, trovate solo il riso bianco, con diversi topping, a seconda degli ingredienti all’interno. L’uramaki è il sushi che nei ristoranti giapponesi vanta più proposte. Dal classico con salmone/tonno e avocado, molti chef giapponesi si spingono fino alla creazione di piatti davvero unici e innovativi.

Come viene preparato il riso per il sushi?

Come vedete, le tre tipologie di sushi elencate hanno molti elementi in comune – sicuramente l’alga nori è tra gli ingredienti base di un buon sushi – ma cambia la loro forma e la loro dimensione.

Sapevi che la parola sushi in Giappone viene tradotta con “aspro”? Questo termine è dovuto agli ingredienti con cui viene cotto il riso, ovvero aceto di riso, zucchero, sale, kombu e sake. È merito loro se il riso ha quella nota “acidula”, che con il pesce crudo e la salsa di soia si sposa benissimo!

Speriamo di aver fatto un po’ di chiarezza sulle tipologie di sushi.

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Sashimi e Tartare

Sashimi e Tartare: il sushi perfetto per l’estate

07/05/2018

Con l’avvicinarsi dell’estate, molti italiani pensano ai classici piatti freddi, da preparare in un batter d’occhio e che ci aiutino ad arrivare appagati e non affamati alla fine della giornata. In questo scenario di caldo e di afa, si figurano due classici della cucina giapponese, che potrebbero venire in aiuto, soprattutto a chi ama il sushi. Stiamo parlando di sashimi e tartare, due cibi che troverete comunemente in tutti i ristoranti giapponesi.

Sashimi e Tartare: piatti giapponesi per l’estate

Il sashimi, solitamente, è composto da otto pezzi di pesce crudo: i più comuni sono tonno, salmone e branzino, ma alcuni ristoranti offrono la possibilità di ordinare anche gambero crudo e polipo. Il pesce crudo, preventivamente abbattuto, ha pochissime calorie e apporta inoltre una dose massiccia di Omega 3, che aiuta il cervello a riflettere bene.

In estate, è sconsigliato cibarsi di piatti molto calorici, perché il corpo, già privato dal caldo, faticherà a mettere in moto la digestione, causando un rallentamento e una sensazione di appesantimento davvero fastidiosa.

Dopo l’avvento dei diversi ristoranti giapponesi, sempre più italiani hanno integrato il sushi nella loro dieta settimanale, concedendoselo almeno per una sera. Il sushi è un alimento che non ha tantissime calorie da smaltire al pari della pasta: ordinare un box di sushi è un ottimo modo per mangiare sano ed evitare di appesantirsi troppo.

Come preparare il sashimi e la tartare

Un altro alimento della cucina giapponese che riscuote molto successo è la tartare. Anche questa, sapientemente preparata, è davvero un piatto leggero e gustoso. Gli ingredienti classici della tartare sono: salmone, tonno, avocato, e salsa di soia. Alcuni aggiungono un po’ di riso venere, ma con il riso potremmo definirla più una cirashi. La cirashi, per esempio, è la classica schiscetta dei giapponesi: con pochissimi ingredienti riescono ad arrivare sazi fino a sera. E che belle composizioni si possono creare con l’utilizzo dell’alga!

Con il caldo, è bene mantenersi leggeri ed evitare possibili indigestioni. Ripiegare sui piatti giapponesi, può rivelarsi davvero un’ottima idea. Ordinate del sashimi e della tartare dal vostro ristorante di fiducia, o provate a preparare questi piatti voi stessi.

La bontà della cucina giapponese

Su internet, troverete molti consigli sulla tecnica di abbattimento del pesce, che è un punto fondamentale della preparazione del sushi.

Dopodiché, potrete gustare il vostro sashimi e la vostra tartare: ottime a cena e a pranzo, senza preferenze, diventeranno un must dell’estate!

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